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  Libro degli ospiti - Don Liborio Romano

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Ci sono 242 Messaggi

Giovanni Spano

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Scritto da : mercoledì, 18 novembre 2009 08:24:16
Località : Patù
E-mail : info@donliborioromano.it
Sito Web : http://www.donliborioromano.it
Messaggio : Signor Mola, sono felicissimo della sua segnalazione. Da molti anni che faccio ricerche su questo personaggio, mio paesano, ed ho raccolto molte notizie, alcune sono inserite sul sito www.donliborioromano.it altre invece sono in archivio in attesa di essere studiate e catalogate; sui funerali non c'è niente, si sa solo che è morto di colera e seppellito notte tempo nella cappella di famiglia che si trova in piazza a Patù e non al cimitero come qualcuno ha pubblicato confondendolo con un bambino che ha lo stesso nome. L'albero genologico, lo puo trovare collegandosi al sito : MY HERITAGE alla voce - famiglia don liborio romano.
Ritorno a dirle che mi ha fatto molto piacere sentirla, la sua è una voce fuori dal coro, perchè, per questa mia passione, sono continjuamente attaccato dal movimento filoborbonico, basta vedere le lettere che mi scrivono. Se le fosse possibile , mi piacerebbe avere , magari scannerizzato, il suo articolo.
Intanto se mi fornisce dati più precisi, cioè data di pubblicazione, il giornale già me lo ha riferito, potrei inserirlo nel sito, alla voce ARTICOLI.
Sono a sua completa disposizione per ogni ulteriore collaborazione; mi serve qualche giorno perchè sto facendo il trasloco e poi ci sentiamo, magari la chiamo al telefono, se non la disturbo.
Cordiali saluti - Giovanni Spano
Aldo Mola

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Scritto da : mercoledì, 18 novembre 2009 08:19:30
Messaggio : Mentre allego una mia nota su Liborio Romano comparsa come editoriale di Il Giornale del Piemonte, gradirei ricevere informazioni sull'Associazione (attività, programmi per il 150°, ecc.). Grato per l'attenzione, porgo i migliori saluti e auguri di buon lavoro
Aldo A. Mola

p.s. Vi sono cronache dei funerali di Liborio Romano?
E' disponibile un suo albero genealogico?
Mastroleo Rosario

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Scritto da : sabato, 14 novembre 2009 16:50:12
Messaggio : LA QUESTIONE DEGLI ZOLFI

Nel 1836 divenne coprotagonista di una vicenda dai risvolti internazionali: la questione degli zolfi, che Alianello sintetizza come segue: "Fin dal 1816 vigeva tra Londra e Napoli un trattato di commercio, dove l'una nazione accordava all'altra la formula della "nazione piú favorita". Subito ne approfittarono i mercanti inglesi per accaparrarsi l'intera, o quasi, produzione degli zolfi, allora fiorente in Sicilia. Compravano per poco e rivendevano a prezzi altissimi. Di questo traffico poco o nulla si avvantaggiava il Reame e meno ancora i minatori e i lavoranti dello zolfo. Ferdinando II volle reagire a questo sfruttamento, tanto piú che, avendo sollevato la popolazione dalla tassa sul macinato, aveva bisogno di ristorare le casse dello Stato in altro modo. Fece perciò un passo forse audace: diede in concessione il commercio degli zolfi a una società francese (Taixe Ayard, ndr) che lo avrebbe pagato almeno il doppio di quanto sborsavano gli inglesi. Inde irae: Palmerston nel 1836 mandò la flotta nel golfo di Napoli, minacciando bombardamenti, sbarchi e peggio. Ferdinando II non si smarrí, e ordinò a sua volta lo stato d'allarme dei forti della costa e tenne pronto l'esercito nei luoghi di sbarco...". Nella vicenda si inserisce don Liborio, che difende le "ragioni" dell'Inghilterra contro la politica economica del Re. Il Romano aveva tra i suoi clienti un certo Sir Close, che durante la controversia col governo di Napoli era stato scelto dal Palmerston per curare gli affari inglesi. Il Close scelse come patrocinatore il Romano. Il Romano, invece di consigliare al suo cliente, per ragioni di imparzialità, un arbitrato internazionale da svolgersi in un paese neutrale "compose una memoria in cui si opponeva con forza al nuovo contratto sostenendo le sue ragioni con tanto vigore che la polizia ne vietò la stampa" (G. Ghezzi, Saggio storico citato). Ferdinando, venutosi a trovare tra due fuochi, cedette e annullò il nuovo contratto, ma dovette pagare i danni. Leggiamo ancora Alianello: "Pareva dovesse scoppiare la scintilla da un momento all'altro. Ci si mise fortunatamente di mezzo Luigi Filippo e la Francia prese su di sé la mediazione. Il risultato fu che lo Stato napoletano dovette annullare il contratto con la società francese e pagare gli inglesi per quel che dicevano d'aver perduto e i francesi per il mancato guadagno. E' il destino delle pentole di terracotta costrette a viaggiar tra vasi di ferro. Chi ci rimise fu il povero regno napoletano; ma l'Inghilterra se la legò al dito come oltraggio supremo".
Mastroleo Rosario

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Scritto da : sabato, 14 novembre 2009 16:48:35
Messaggio : Ma lei conosce la storia di Liborio Romano?

- Trovi documenti su il commercio dello zolfo siciliano, tanto desiderato dagli inglesi, che re Ferdinando voleva vendere ai Francesi in cui Liborio Romano chiamato come avvocato non difese per nulla le ragioni del regno di Napoli ed forse una delle ragioni per cui l'Inghilterra volle la caduta dei Borboni... E' troppo lungo da pubblicare ...

Con l'atto sovrano del 29 gennaio 1848 si giunge alla Costituzione concessa da Ferdinando II. Il Romano si presenta come candidato del partito liberale per la provincia di Lecce. Non viene eletto per soli 4 voti, ne occorrevano 1500, lui ne ebbe 1496. Ma per le stragi causate dai liberali in Napoli il 15 maggio, finí in prigione anche lui per attentato alla sicurezza dello Stato. Il fratello Giuseppe riuscí a farla franca per la sua amicizia con Sir Close e con Sir William Temple, ambasciatore di S. M. Britannica in Napoli. Il Romano, per uscir dal carcere supplicò il ministro di polizia, comm. Gaetano Peccheneda, di essere esiliato: "io la supplico - dice dopo essersi protestato lamentosamente innocente - di un passaporto per Milano o per un luogo qualsiasi delle Toscana ... Io avrò l'una o l'altra concessione al singolar favore della sua bontà per me e con solito illimitato rispetto mi raffermo Liborio Romano". Fu accontentato. Se ne partí per la Francia, Montpellier e Parigi dal 4 febbraio 1852 al 25 giugno 1854, quando per una supplica untuosa e protestante fedeltà al Re Ferdinando II ottiene di ritornare in Patria. Dopo una breve visita a Patú si stabilisce di nuovo a Napoli. Ecco come suona quel documento: "Signore, l'avvocato Liborio Romano devotamente rassegna a V.M. la piú viva sua gratitudine e riconoscenza per essersi la M.V. degnata accogliere le sue suppliche e concedergli la grazia di ritornare nel Regno. Egli sente altresí il dovere di dichiarare la piú alta devozione ed attaccamento alla Sacra Persona della M.V. suo augusto Signore e Padrone; e protesta in pari tempo i sensi della piú devota fede ed attaccamento alla pura Monarchia assoluta di V. M.. E cosí prega la clemenza di V. M. di volere accogliere questi rispettosi sensi della piú devota fede coi quali si protesta di V. M. devotissimo e umilissimo suddito Liborio Romano" (Traditore e vigliacco).
Nel 1860 Liborio Romano, con la concessione dello Statuto, venne nominato dal re Francesco II prefetto di Polizia e poi ministro di polizia.
Il giorno 14 luglio il cav. Federico del Re, Ministro dell'Interno e della Polizia generale nel governo costituzionale, dà le dimissioni, al suo posto viene nominato Liborio Romano. Nell'assumere la carica egli pubblica un manifesto in cui dichiara tra l'altro: "...chiamato dall'augusto Sovrano al ministero dell'interno e della polizia, troverò nella costanza del volere, nella lealtà dei principi, nei lumi degli onorevoli uomini miei compagni, e soprattutto nella confidenza del paese, la forza sufficiente per condurre, in modo conforme all'altezza dei tempi e con impulso vitale, un ministero destinato a coordinare nei limiti dei poteri costituzionali ed in mezzo al sagace andamento della pubblica tranquillità la macchina dell'amministrazione civile alle nuove maniere di reggimento. Agevolatemi quindi del vostro concorso, affinché alla prontezza ed efficacia delle intenzioni, rispondano pronti e durevoli effetti; alle antiche speranze di una vita politica forte ed italiana, ne consegua il celere raggiungimento...". Questo documento, mai forse finora preso in considerazione da chi ha studiato l'attività politica del Romano, fa capire senza ombra di dubbio in che direzione costui si sta movendo. E' fin troppo chiaro che, da quel posto di grande autorità, egli sta inviando precisi messaggi all'ala liberale oltranzista completamente votata alla causa piemontese. Cosí egli continua: "Intanto vi annunzio che il ministero va a completarsi con nomi a voi noti per fermezza di carattere ed amore verso la patria comune. Appena integralmente costituito darà il programma della sua condotta, per indi mettersi indeclinabilmente sul cammino, a cui meta siede la pubblica prosperità, il risorgimento, l'onore, la grandezza della nazione". Sembrano parole di Cavour.

Lei parla di storia di parte ... La storia dei prigionieri napoletani del carcere di Fenestrelle è stato descritto dalla storia di parte (I miei complimenti) L'eccidio di Casalduni e/o Pontelandolfo, per citare qualche esempio, è stato scritto dalla storia di parte (I miei complimenti). Tutti gli eccidi, distruzioni, stragi compiute dai Piemontesi sono stati scritti dalla storia di parte (I miei complimenti)

Idealista?
Anche Hitler era un idealista, sognava una grande Germania a spese dell'Europa e/o del mondo intero .... e di conseguenza olocausto, stragi, uccisioni, deportazioni, umiliazioni, eccidi e distruzioni
Liborio e i piemontesi hanno sognato l'Unità d'Italia a spese del ricco sud .... e di conseguenza olocausto, stragi, uccisioni, deportazioni, umiliazioni, eccidi e distruzioni.

Bisogna avere di SANI IDEALI .....

Questo è il mio ultimo intervento sul suo sito .... La prego soltanto di essere molto più obiettivo .... Spero entro l'inizio del prossimo anno creare il mio sito ....

http:\\ilsudsaccheggiato.it

Le darò anche il documento sullo zolfo ... forse la chiave di tutta la vicenda ....
Giovanni Spano

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Scritto da : martedì, 10 novembre 2009 09:21:19
Messaggio : Signor Mastroleo, io certamente non avrei scritto il pensiero che lei ricorda e che io riporto:
"....sarà ricordato per aver reso il ricco Sud una povera colonia del Nord! ",
perchè non lo penso. I destini del Sud e del Regno delle due sicilie, erano stati già decisi altrove e lui fino all'ultimo ha cercato di salvare il salvabile, salvando Napoli da una carneficina; ma non è riuscito a salvare se stesso.
Infatti, la storia, di parte, ancora oggi ne parla in negativo.
Lei come si spiega che il re Francesco II°, nomina Liborio Romano, Prefetto di polizia e Ministro dell'Interno, sapendo bene che non era favorevole al regime; forse pensava di accattivarsene le simpatie ? Liborio Romano è stato sempre un liberale idealista, e i suoi ideali non li ha scambiati con l'oro o con il successo come spesso si riporta.
Ma dov'è quest'oro, e quali sono stati i benefici favorendo l'Unità d'Italia ?
Secondo me il principio dell'Unità d'Italia, non era sbagliato, principio che ha animato il Romano, è stato sbagliato il modo in cui si è voluta fare ,'Unità, e naturalmente le conseguenze.
Io non penso che lui avrebbe favorito i Savoia se avesse minimamente immaginato i loro eccidi.
Quando uno tradisce, quanto meno lo fa per interesse personale, lui ha rimesso tutto: carriera politica, carriera professionale e principalmente la figura storica.
Mastroleo Rosario

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Scritto da : domenica, 8 novembre 2009 15:45:25
Messaggio : Io credo che, quando si vuole far conoscere e capire la storia del nostro sud anche con l'aiuto di un sito, bisogna essere molto oggettivi e imparziali sapendo anche criticare e biasimare il personaggio che si vuole "rivalutare". Io le ho parlato tramite documenti firmati .... non credo che tutti gli illustri critici che li hanno firmati si sono inventati i fatti .... Le dò un ultimo documento su Liborio Romano redatto dai bambini del Secondo Circolo didattico di Scafati (Sa) che deve far riflettere ....
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Di nobile ed antica famiglia, nato a Patù (Santa Maria di Leuca) nel 1793, prese parte ai moti del 1820 per cui venne destituito dall'insegnamento, imprigionato per un breve tempo e inviato prima al confino e poi in esilio all'estero.

Tornò a Napoli nel 1848 e partecipò ai moti che condussero alla concessione della costituzione da parte del re Ferdinando II di Borbone. Il 15 maggio 1848 fu nuovamente imprigionato e chiese al ministro di polizia la commutazione della pena della detenzione in quella dell'esilio.

Nel 1860 Liborio Romano, con la concessione dello Statuto, venne nominato dal re Francesco II prefetto di Polizia e poi ministro di polizia.

E ringraziò così Liborio Romano Francesco II prendendo contatti segreti con Camillo Benso conte di Cavour e con Giuseppe Garibaldi e con essi concordò il tradimento. Fu il Romano a suggerire e ad insistere perché Francesco II lasciasse Napoli e partisse alla volta di Gaeta senza opporre resistenza, ...per evitare sommosse e inutili perdite di vite umane. E come il re partì, il giorno seguente telegrafò a Giuseppe Garibaldi : " All'invittissimo Generale Garibaldi, dittatore delle Due Sicilie, Liborio Romano, ministro dell'Interno e della Polizia. Con la maggiore impazienza Napoli attende il suo arrivo per salutarla il redentore d'Italia e deporre nelle sue mani i poteri dello stato e i propri destini... Mi attendo gli ulteriori ordini suoi e con illimitato rispetto di lei, Dittatore invittissimo, Liborio Romano" ( H. Acton - Gli ultimi Borboni di Napoli - vol. 2 pag. 588 - Giunti 1999). Il Re sapeva di Don Liborio, il generale Spinelli lo aveva avvertito. Prima di partire per Gaeta il Re scherzosamente gli disse "Don Libò, guardate 'o cuollo!" e lo scaltro patrono della camorra, scrive Acton, avrebbe ribattuto con la sua caratteristica prontezza "Sire, farò di tutto per farlo rimanere sul busto il più a lungo possibile!"

E con l'oro e il tradimento l'eroe Garibaldi giunse indisturbato a Napoli e Romano lo ricevette personalmente alla stazione (utilizzò la ferrovia che da Salerno, Cava, Nocera giunge a Napoli).

Liborio Romano fu confermato da Garibaldi ministro dell'interno; il 24 settembre 1860 entrò a far parte del Consiglio di Luogotenenza, ove rimase fino al 12 marzo 1861. Con le prime elezioni politiche, dell'appena costituito Regno d'Italia a spese del secolare Regno delle Due Sicilie , Liborio Romano venne eletto deputato e restò al Parlamento fino al 1865. Morì a Patù nel 1867 e sarà ricordato per aver reso il ricco Sud una povera colonia del Nord!
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L'ultimo pensiero lei lo avrebbe scritto?????
Giovanni Spano

IP: xxx.xxx.xxx.xxx

Scritto da : domenica, 8 novembre 2009 09:36:58
Sito Web : http://www.donliborioromano.it
Messaggio : Signor Mastroleo, io non voglio nè penso che quello che dico, sia oro colato. Non sono nè il depositario della storia e tanto meno della verità. Il mio intento è di creare un centro di documentazione per far luce su alcuni eventi storici, pertanto non posso dare giudizi, ma solo opinioni; che possono divergere dalle sue. Pensare che quello che diciamo noi sia vangelo, mi sembra esagerato. Nel mio sito riporto articoli e notizie che studiosi più competenti di me danno del periodo e del personaggio; se poi è verità non sta a me giudicare, io riporto le fonti, e poi ognuno è responsabile di quello che scrive.
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