Dalla setta al governo: Liborio Romano il politico Salentino buono per ogni stagione.
Contro i Borbone, e poi con i Borbone, con Garibaldi fino al parlamento italiano
di NICO PERRONE
Articolo pubblicato su "La Gazzetta del Mezzogiorno" il 18 novembre 2007
Liborio Romano, un uomo politico dimenticato. Anzi, un personaggio che si è voluto dimenticare. Era nato nel Salento, a Patù, nel 1793. E da Patù intraprese una strada ardua per i suoi tempi: si pensi solo alle comunicazioni, che avvenivano in carrozza su strade dissestate. La strada di fare politica, sotto il regime dei Borbone. Ci riuscì, e arrivò molto in alto.
Percorse strade difficili: prima nell’opposizione ai Borbone, poi al governo con i Borbone ormai cadenti, quindi con Giuseppe Garibaldi, il dittatore del dissolto reame delle Due Sicilie, e poi ancora nel parlamento italiano a Torino, subito dopo l’unità. Durante la strada, aveva conosciuto la prigione borbonica per più di tre anni e l’esilio forzato in Francia per altri due anni. Aveva dovuto persino abbandonare una brillante professione legale. Quando la morte chiuse le sue tumultuose esperienze, tutti furono d’accordo a far cadere il silenzio su di lui. Perché era stato coi Borbone, perché aveva mutato bandiera, e non era il solo. Ma soprattutto perché aveva preso molto a cuore i problemi del suo Mezzogiorno, in un processo di unificazione che livellava l’Italia secondo leggi, costumi, interessi soprattutto che non erano quelli meridionali.
Siamo nel periodo che va dall’ultimo re dei Borbone al primo parlamento del regno d’Italia, che s’installò a Torino dopo l’unità. Liborio Romano di professione faceva l’avvocato, ma aveva grande passione per la politica. L’aveva appresa in famiglia, dove il padre, i fratelli, il nonno erano tutti di sentimenti liberali. E come tali tenuti costantemente d’occhio nei momenti più tranquilli, incarcerati invece nei momenti in cui s’avvertiva pericolo di turbolenze.
Liborio Romano e suo fratello conoscono perciò il carcere borbonico di Santa Maria Apparente a Napoli, e l’esilio in Francia. Liborio, di anni di carcere se ne farà più di tre, ai quali si devono sommare i due anni d’esilio in Francia. Nonostante tutto questo, Liborio non lascia la politica, né prima della caduta dei Borbone, né dopo.
Giancarlo Vallone, che insegna all’Università di Lecce, a Liborio Romano, alla sua azione politica e alla sua famiglia ha dedicato studi attenti e profondi. Ha consultato carte e persino quelle degli archivi privati della famiglia Romano. E lo ha fatto con la competenza e la sensibilità dello studioso obiettivo. Vallone inquadra la vicenda politica e umana di Liborio Romano e dei suoi fratelli nella storia dell’ultimo regno borbonico e nei primi passi del Regno d’Italia. Lo fa utilizzando una bibliografia molto vasta e una quantità di documenti del tempo, non solo quelli dei Romano. Soprattutto riesce a far rivivere i i rapporti complessi e talvolta duramente conflittuali all’interno delle sette e dei movimenti di opposizione ai Borbone. In questo emergono una grande capacità di studioso e una capacità narrativa che tengono avvinti anche i lettori non specialisti.
La finalità di Giancarlo Vallone è appunto quella di portare alla luce un personaggio colpevolmente dimenticato, ma anche quella di coinvolgere nella sua operazione un vasto pubblico di lettori. I collegamenti politico-familiari che questi libri ricostruiscono mettono davanti agli occhi del lettore una vita culturale e politica molto articolata: quella del Salento nella prima metà dell’Ottocento, con le sue passioni politiche e il suo sentire civile. Perché l’Italia non si è fatta solo a Torino, e tanti problemi, anche attuali, hanno origini in nodi non ancora sciolti o volutamente ignorati proprio del periodo pre-risorgimentale e risorgimentale.
LA NOSTRA STORIA / Due saggi di Giancarlo Vallone sul controverso personaggio di Patù
Giancarlo Vallone, Dalla setta al governo. Liborio Romano, Napoli, Jovene Editore, pp. XVI-416, € 28,00. Liborio Romano, Scritti politici minori con inediti e rari di A. Romano, G. Romano, G. Balsamo e C. Nigra, a cura di Giancarlo Vallone, Lecce, Centro di Studi Salentini, pp. XXIV-318 con una tav. f.t. e ill. n.t., € 20,00.
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