IL CONVEGNO NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE.
DON LIBORIO ROMANO, UN BORBONICO CHE DIVENNE PARLAMENTARE D'ITALIA. Il 17 luglio 1867 moriva a Patù, in provincia di Lecce, - dov'era nato 74 anni prima - "Don" Liborio Romano (nella foto), un personaggio scomodo e tuttora controverso, che segnò il trapasso dalla caduta dell'ultimo Borbone alla costituzione del regno d'Italia. Fu,infatti,consecutivamente, ministro borbonico, capo della polizia, ministro garibaldino e infine deputato al parlamento nazionale, eletto in otto collegi. Era naturale che, anche prescindendo dalle relative motivazioni, codeste "trasformazioni" politiche causassero opinioni contrapposte sulla sua figura morale. Non è mancato, infatti, tra biografi e storici del Risorgimento, chi vedesse in Liborio Romano addirittura un "traditore". La sua "mossa" più discutibile (ma che si rivelò un bene per Napoli) fu quella di avere accolto nella polizia borbonica elementi della camorra. Ma nelle sue "Memorie" lo stesso Don Liborio così si difende: "Improvvisai una specie di guardia di pubblica sicurezza, frammischiai l'elemento camorrista in proporzione che, anche volendolo, non potesse nuocere. Questo provvedimento sconcertò i disegni dei tristi e così la città, l'ordine e le libere istituzioni furono salvi".
Tra le prime cose che fece, rese più umane le condizioni carcerarie (egli ne aveva fatta amara esperienza nel carcere di Santa Maria Apparente) vietando tra l'altro "l'uso delle legnate". Ma a Patù i suoi concittadini fieri di averlo avuto come tale, ne rivendicano i meriti (pur senza negare gli errori) con convegni periodici, e "riletture" storiche. In tale contesto, a 140 anni dalla morte, l'Associazione culturale che a lui s'intitola (presidente l'operatore turistico Giovanni Spano) ha organizzato un dibattito che si svolge oggi con il patrocinio del Comune di Patù e dell'Associazione "de Finibus Terrae", ossia l'estrema punta dello Stivale (Santa Maria di Leuca). Sul tema - sintetico ma espressivo - "Conoscere Don Liborio Romano" si confronteranno tre professori universitari: Maria Sofia Corciulo, docente di storia delle Istituzioni politiche a "la Sapienza" di Roma; Giancarlo Vallone, docente di diritto all'Università del Salento di Lecce e Vittorio Zacchino, ricercatore di Galatone. Parlerà anche il direttore della biblioteca provinciale di Lecce Alessandro Laporta. Modererà il dibattito - che avrà luogo presso la struttura ricettiva "Mamma Rosa" - il collega Mauro Ciardo della "Gazzetta del Mezzogiorno".
Per l'occasione è stata allestita una mostra emerografica e fotografica su Liborio Romano, mentre un'artistica sua immagine - quale prefetto della polizia - verrà donata alla stazione dei carabinieri del vicino comune di Castrignano del Capo. Agli irriducibili ipercritici di Liborio Romano i patuensi ricordano la seguente prefazione del filosofo Giovanni Bovio alle "Memorie" pubblicate postume nel 1874: "Ministro postremo del cadente Borbone di Napoli, additavi l'esilio al tuo re e aprivi la reggia al dittatore inerme. Custode delle autonomie regionali e laudatore di un'Italia federata, accettavi l'unità senza protesta, senza condizioni. E dal vecchio al nuovo Principato passavi come se due anime ti possedessero, e due leggi morali. Ma le troncate invidie di corte, la sennata incolumità pubblica e il diritto nazionale che d'una in altra metropoli cercava Roma, gridano che i peccati tuoi furono i destini della Patria". Per informazioni ed eventuali sistemazioni alberghiere rivolgersi al presidente Spano, telefonando allo 0833-752063 (cell.3471221147) - dal Roma del 17 luglio 2007 |